Castelli a Scuola
student* genitor*lavorator* delle scuole dei Castelli Romani
Nei giorni degli scioperi studenteschi
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Dopo 10 mesi di “Didattica a Distanza”, studenti e le studentesse delle scuole superiori sono (di nuovo) scesi in strada per protestare contro i mancati provvedimenti che avrebbero dovuto essere presi per garantire loro qualcosa di meglio che stare a casa per 6 ore al giorno davanti ad uno schermo a fare lezione, interrogazioni e compiti in classe. Il 7 gennaio davanti molti istituti dei Castelli Romani, alcune decine di studenti hanno esposto striscioni e organizzato assemblee per confrontarsi. Inoltre, è stato proclamato lo sciopero dalla DaD/DDI che ha visto adesioni superiori all’80%, con numerose classi che hanno aderito al 100%.

L’11 gennaio in piazza Pia ad Albano è già fissata un’altra giornata di lotta, alla quale sono invitati a partecipare studenti e studentesse. Non ci sembra poco, in pieno inverno, in un periodo in cui gli scorsi anni le mobilitazioni di fatto si arrestavano magari dopo le intense giornate autunnali, spesso anche a causa delle numerose verifiche di valutazione in tutte le materie che i docenti sono obbligati ed obbligano a svolgere.

Da pochi mesi inoltre la “DaD” è stata rinominata dal Ministero dell’Istruzione come “DDI”, cioè “Didattica Digitale Integrata”: sembra solo il cambiamento di un acronimo, in realtà è molto peggio.

Se nei primissimi periodi dell’epidemia, quindi marzo 2020, la “DaD” poteva sembrare una (non)soluzione di emergenza, dall’estate essa è divenuta parte integrante del percorso scolastico degli studenti e delle studentesse. E con loro, sono ovviamente coinvolti in primis i docenti e le famiglie degli alunni.

I sindacati della scuola, nella totalità di quelli “maggioritari” oltre a quelli di “categoria”, stanno trattando con il governo su come modificare il contratto di lavoro per i docenti e il personale ATA per introdurre definitivamente la DDI, senza minimamente pensare che si sta imponendo di fatto un cambiamento epocale e senza valutare tutti i danni che una situazione simile ha già provocato.

Rendere strutturale la DDI, spenderci sopra centinaia di milioni di euro, fregarsene totalmente della necessarie e complesse dinamiche relazionali che coinvolgono la generazione attuale di studenti e lavoratori ma, a breve, anche tutte le seguenti, sembrano questioni meramente “tecniche”. Migliorare le connessioni, dare qualche tablet alle famiglie meno abbienti, abbandonare a casa gli studenti che hanno problemi specifici e via…la scuola è servita.

Nessuno vuole un ritorno alla “scuola di prima”, sia chiaro. Lezioni frontali, valutazioni continue, test INVALSI, alternanza scuola-lavoro (ora PCTO), problemi tra studenti e prof,classi sovraffollate, il registro elettronico che è una sorta di tribunale dell’inquisizione, scuole che cadono a pezzi e chi più ne ha, più ne metta….

Tra l’altro, ci arrivano molte segnalazioni di PCTO, l’ex alternanza scuola-lavoro, che i ragazzi e le ragazze sono comunque costretti/e a svolgere in presenza. Questo perché la sottomissione lavorativa deve comunque essere ribadita sin da subito nei confronti delle future “risorse umane”. Non sia mai che Confindustria si abbia a lamentare anche su questo fronte, con tutti i problemi che hanno per risollevare le sorti del Paese, sempre a fondo perduto con i miliardari contributi pubblici, s’intende.

Ci sembra evidente che la sbandierata “svolta digitale”, è tale solo per chi si occupa di vendere software di dubbia qualità per centinaia di milioni di euro di ricavi, acquisendo dati ed elaborando profili con finalità commerciali e non solo, per chi implementa una nuova forma di controllo di massa e crea ulteriori separazioni tra gli studenti e tra i lavoratori.

Anche basta.

Da parte nostra cercheremo di mobilitare tutti quei lavoratori e quelle lavoratrici, percari e non, che spesso si sobbarcano i problemi della scuola, specie in questo periodo. Del resto lo vediamo negli istituti comprensivi quali siano i livelli di tensione, esasperazione, stress che l’ingestibilità della situazione e il suo protrarsi sta provocando.

Sappiamo che la strada è tutta ed esclusivamente in salita e che spesso i docenti hanno i loro piccoli orticelli da coltivarsi però che fare altrimenti ? Del resto, è già stato detto e ridetto dai responsabili massimi della tragedia che stiamo vivendo che “nulla sarà come prima”.

E allora ?

Allora, non lasciamo che questo “cambiamento di fase” ci passi sopra le nostre teste ma diamo un contributo, mettiamoci in gioco, tutti e tutte affinché le spinte del padronato, da Confindustria ai partiti, dai sindacati gialli fino ai dirigenti scolastici a loro più vicini, vengano rispedite ai rispettivi mittenti.

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